Purtroppo la lista si è allungata ancora:
…
Afghanistan, 4 giugno 2011:
Afghanistan, 2 luglio 2011:
Afghanistan, 12 luglio 2011:
Cristiano Congiu, Gaetano Tuccillo e Roberto Marchini sono gli ultimi militari italiani caduti nella missione in Afghanistan, ed occupano rispettivamente le posizioni n° 74, 75 e 76 della tristissima lista che vi ho proposto in un articolo di qualche mese fa e che ho estrapolato da Wikipedia.
Gli altri nostri connazionali caduti in: Afghanistan, Bosnia-Erzegovina, Iraq e Kosovo, dal 2003 ad oggi sono:
- Massimiliano Bruno, Iraq
- Giuseppe Coletta, Iraq
- Giovanni Cavallaro, Iraq
- Andrea Filippa, Iraq
- Enzo Fregosi, Iraq
- Daniele Ghione, Iraq
- Ivan Ghitti, Iraq
- Domenico Intravaia, Iraq
- Horatio Majorana, Iraq
- Filippo Merlino, Iraq
- Alfio Ragazzi, Iraq
- Alfonso Trincone, Iraq
- Alessandro Carrisi, Iraq
- Emanuele Ferraro, Iraq
- Massimo Ficuciello, Iraq
- Silvio Olla, Iraq
- Pietro Petrucci, Iraq
- Francesco Niutta, Kosovo
- Matteo Vanzan, Iraq
- Antonio Tarantino, Iraq
- Davide Casagrande, Iraq
- Giovanni Bruno, Afghanistan
- Simone Cola, Iraq
- Nicola Calipari,Iraq
- Salvatore Domenico Marracino,Iraq
- Massimiliano Biondini,Iraq
- Marco Briganti, Iraq
- Marco Cirillo, Iraq
- Giuseppe Lima, Iraq
- Bruno Vianini, Afghanistan
- Michele Sanfilippo, Afghanistan
- Antonino Aiello, Bosnia-Erzegovina
- Nicola Ciardelli, Iraq
- Carlo De Trizio, Iraq
- Franco Lattanzio, Iraq
- Enrico Frassanito, Iraq
- Alessandro Pibiri, Iraq
- Massimo Vitaliano, Iraq
- Manuel Fiorito, Afghanistan
- Luca Polsinelli, Afghanistan
- Carlo Liguori, Afghanistan
- Giuseppe Orlando, Afghanistan
- Giorgio Langella, Afghanistan
- Vincenzo Cardella, Afghanistan
- Lorenzo D’Auria, Afghanistan
- Daniele Paladini, Afghanistan
- Giovanni Pezzulo, Afghanistan
- Alessandro Caroppo, Afghanistan
- Arnaldo Forcucci, Afghanistan
- Alessandro Di Lisio, Afghanistan
- Roberto Valente, Afghanistan
- Matteo Mureddu, Afghanistan
- Andrea Fortunato, Afghanistan
- Davide Ricchiuto, Afghanistan
- Giandomenico Pistonami, Afghanistan
- Massimiliano Randino, Afghanistan
- Rosario Ponziano, Afghanistan
- Concetto Gaetano Battaglia, Kosovo
- Pietro Antonio Colazzo, Afghanistan
- Massimiliano Ramadù, Afghanistan
- Luigi Pascazio, Afghanistan
- Francesco Saverio Positano, Afghanistan
- Marco Callegaro, Afghanistan
- Mauro Gigli, Afghanistan
- Pierdavide De Cillis, Afghanistan
- Alessandro Romani, Afghanistan
- Gianmarco Manca, Afghanistan
- Francesco Vannozzi, Afghanistan
- Sebastiano Ville, Afghanistan
- Marco Pedone, Afghanistan
- Matteo Miotto, Afghanistan
- Luca Sanna, Afghanistan
- Massimo Ranzani, Afghanistan
Ho deciso di impegnarmi a mantenere questo elenco ben presente, perchè ormai gli organi di informazione convenzionali sembrano “averci fatto il callo”, e trattano l’argomento in “maniera standard”, narrando la dinamica dell’incidente, mettendo un pò in piazza il dolore dei famigliari, e lasciando sedimentare il tutto. Senza fare quella che secondo me dovrebbe essere L’UNICA cosa IMPORTANTE, ovvero suscitare un dibattito nel paese per capire il senso di queste missioni militari.
D’altra parte il nostro paese sembra essere diventato immune ai dibattiti, nemmeno temi di grandissima importanza come la risoluzione dei problemi energetici e la gestione dei servizi fondamentali (mi riferisco ovviamente ai temi dei referendum di giugno) hanno suscitato un dibattito serio e costruttivo. L’unico argomento del quale sembra veramente importante discutere è sempre lo stesso: “i cittadini vogliono bene al Presidente del Consiglio?”.
Io ritengo che capire il motivo per il quale così tanti ragazzi abbiano perso la vita sia davvero importante, quindi oggi ho deciso di farvi sentire “un’altra campana” circa le motivazioni della nostra presenza in Afghanistan.
Ufficialmente la missione è motivata dalla necessità di riportare la democrazia in un Paese martoriato dalla dittatura e dal fanatismo di un gruppo di studenti del Corano integralisti islamici (i Talebani), che per anni hanno commesso tutte le possibili angherie, come:
- Terrorizzare la popolazione locale, sottoponendola al fanatismo della legge islamica
- Fornire rifugio e base operativa alle organizzazioni terroristiche internazionali (es: al-Qaida dell’ormai defunto(?) Osama Bin Laden)
- Di arricchirsi grazie alla coltivazione e commercializzazione di oppio per la produzione di sostanze stupefacenti
- …
L’altra campana suona una musica nettamente diversa, e dice che:
- In Afghanistan il regime dei Talebani era accettato volentieri dalla maggioranza della popolazione, e che alcuni aspetti della cultura di quel paese che ci possono sembrare quantomeno “preoccupanti” come l’emarginazione delle donne, e l’applicazione della legge coranica, rappresentano una situazione accettabile ed accettata
- L’intervento militare internazionale era finalizzato all’ottenere il controllo militare in un’area dalla posizione strategica da un punto di vista geografico, nonchè dalla necessità di far passare un oleodotto che ha permesso a molti investitori americani di arricchirsi a dismisura
- L’Afghanistan non rappresenta assolutamente una base operativa per le organizzazioni terroristiche internazionali
- L’unica cosa che veramente desiderano gli afghani è che gli occidentali TORNINO A CASA PROPRIA.
- Durante la dittatura dei Talebani la coltivazione di oppio era stata sospesa ed è ripresa dopo l’esportazione della “democrazia americana”
- Altre cose che potete trovare riassunte nella seguente video intervista del blog di Beppe Grillo al giornalista Massimo Fini:
Io non so quale sia la campana giusta, chi abbia veramente ragione, ho deciso di proporvi entrambe le chiavi di lettura come stimolo per approfondire meglio la questione e CREARE UNA VOSTRA OPINIONE, senza aspettare di essere IMBOCCATI ne dai telegiornali di regime, ne da Beppe Grillo ed i suoi blogger-seguaci, ne da chichessia.
Fabrizio De Andrè e PFM “La guerra di Piero”:
A Venerdì prossimo.
Ciao a tutti.
Roberto.
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