Quella che segue è una storia.
Una di quelle che finirà in un libro, ma che nessuno capisce finché non sarà finita.
È la storia vede di uno Stato e della sua Compagnia di bandiera. Una di quelle che ti fa essere fiero di essere nato nel tuo Paese.
Magari è piccola, ma quando la vedi il tuo cuore pulsa perché lì ci sono i tuoi colori, i colori della tua bandiera. Una ditta capace di assicurarsi nel 1988 la Medaglia d’oro ai benemeriti della cultura e dell’arte: l’Alitalia.
Nata nel 1947 è da anni la compagnia di bandiera dello stato italiano, e da allora esegue trasporti di merce e persone a livello nazionale e internazionale.
Quello a cui stiamo assistendo è la sua morte. Un declino lento e voluto.
La storia di Alitalia, in questi giorni, è quella di tutto il nostro Paese: diviso tra Nord, lavoratore e ricco, e Sud, mantenuto e sprecone.
È la storia di un Nord che si vuole dividere dal resto della Compagnia, perché il Sud dovrà essere ceduto. Buoni contro cattivi, senza capire chi sono gli uni e chi gli altri.
Alla fine ci rimettono tutti! Tutti ci perdono.
Tranne i soliti noti, quelli che da giorni mandano ultimatum giocando con i destini dei Cittadini.
Come sempre la sensibilità degli artisti ci descrive, in anticipo cosa sta per accadere.
E se nel 1979 Francesco De Gregori cantava “Viva L’Italia”, descrivendo un Paese in “lotta” che non ha paura che tira avanti
nel 1991, Franco Battiato proponeva “Povera Patria”, immagine di un Paese ormai oppresso da troppi poteri
nel 2001, Giorgio Gaber cantava “Io non mi sento Italiano”, l’indifferenza del popolo per quel Paese che ormai non sente più suo
e nel 2008 Ligabue, conclude con “Buonanotte all’Italia”, la fine di tutto
Ormai tutto è fosco, come le notti in cui si decidono i nostri futuri.
Come la risibile tragedia dell’Alitalia.
Risibile NON per i lavoratori, NON per noi cittadini e NON per i viaggiatori, ma risibile per come è stata trattata tutta la faccenda, con promesse, mezze verità e ultimatum.
Il perfetto stile di una Italia che vive solo di maltrattamenti.
Al prossimo venerdì, se ci arriviamo.
alex
Set 19, 2008 @ 21:43:32
Ho una cugina acquisita ke lavora (va) all’Alitalia, raccomandata di ferro, in 10 anni ha fatto 8 anni di cavoli suoi pagati e come lei il 30% dei dipendenti alitalia, ke si sentono una casta d’intoccabili, ke muoia Sansone e tutti i Filistei, ma senza cassa integrazione……..! Vedi Swissair e Sabena e PanAmerican………………… xkè non alitalia?
lascoltodelvenerdi
Set 19, 2008 @ 22:10:04
Vedi Alex,
Lo so benissimo che alcune cose accadono. I raccomandati ci sono e non solo in Alitalia. La cosa su cui ci dobbiamo soffermare non sono i raccomandati ma cosa sta succedendo.
Mi spiego: in Alitalia ci sono 20, 200, 2000 fannulloni?
Si mandano a casa SOLO loro!
Non si chiude tutta la baracca e, soprattutto, non si tratta come una “telenovela” la vendita di una ditta così grossa.
Se guardi bene, in Alitalia c’è tutto lo “stile” italiano: i direttori che se ne escono sempre ricchi, i poveri che ci rimettono, i furbi che sopravvivono. Caste e caste e caste di gente.
Perché non deve chiudere Alitalia? Perché ci si può ancora ricavare qualcosa.
Mi chiedo se credete ancora al fatto che la cordata di imprenditori vuole Alitalia per il bene del Paese.
Ah, nella baraonda generale, vorrei ricordare che in questi giorni Telecom Italia, sta trattando la cassa integrazione per 5000 (cinquemila) persone.
robmcmlxxvi
Set 20, 2008 @ 17:33:28
Ciao a tutti
E’ la prima volta che “vedo” Antonio così inca****o. Io pur essendo molto rattristato per le sorti della nostra compagnia di bandiera, non riesco a provare lo stesso sentimento, provo ad elencare alcuni dei motivi:
1. Non ho mai volato in vita mia.
2. Non si tratta della prima grande compagnia italiana che viene spolpata dai “soliti squali”, cosa mi dite per esempio di Olivetti?
3. Sono italiano da 32 annni ed ho fatto il “callo” a tutte queste schifezze.
Parlando dei video proposti da Antonio, avete visto che Battiato ha registrato il suo “Povera Patria” negli studi di Abbey Road (istante 0:19)? si tratta dello stesso studio dove i Beatles hano iniziato la loro carriera leggendaria, Abbey Road è la strata attraversata dai “quattro” nella copertina dell’album omonimo.
Credo che per sentire l’orgoglio di essere italiani, vedendo i nostri colori sulle livree degli aerei ci dobbiamo “accontentare” delle frecce tricolori, cercando ovviamente di dimenticare Ramstein (che se fosse vera l’ipotesi “Ustica” sarebbe una vicenda molto “italiana”).
Vi saluto sulle note del vero inno nazionale (quello di Luca Carboni)
ciao a tutti.
Roberto
lascoltodelvenerdi
Set 21, 2008 @ 13:11:43
Hai detto bene, sono incazzato.
Ma non per la fine di Alitalia, ma per come la vicenda sta finendo e per come un po’ tutti gli italiani ci abbiano fatto il “callo”.
Dovremmo, invece, scandalizzarci che in Paese dove si trovano 20 milioni di euro per pagare un giocatore, non si riescano a trovare i fondi necessari per mandare avanti una azienda che è la NOSTRA compagnia di bandiera.
L’ultima notizia è che la colpa del mancato accordo è tutta dei piloti e della UIL. Mi sembra una scusa risibile. Scusa motivata, per me, dalla non voglia di risolvere la questione.
Se Alitalia fallisce, poi con due soldi mi compre tutto quello che voglio.
Ma comunque tranquilli! Questa sera c’è Milan-Lazio, tutti gli italiani staranno a sentire la telecronaca e si dimenticheranno presto di tutte le sparate di quelli che affermavano, che la cordata italiana c’era e aveva un piano per far risorgere Alitalia…anche meglio di Air France.
Così va il mondo.
Mari
Set 22, 2008 @ 15:02:04
ciao!
anch’io ho un po’ seguito la cosa. ho un caro amico che ha lavorato in alitalia. non è un super raccomandato ed ha sempre lavorato un sacco. ma, a differenza di compagnie aeree low cost, ha trovato in alitalia la possibilità di vedere riconosciute le proprie capacità.
che la storia ci abbia abituato a situazioni come queste è purtroppo innegabile. cirio, olivetti, ecc. ecc.
ma non riesco a non inorridire quando una azienza che FUNZIONA viene fatta affondare da manager incapaci che percepiscono stipendi da nababbi e gratifiche spropositate per un lavoro che non fanno o che fanno male.
il manager che ha fatto affondare alitalia, ha lasciato nello stesso stato anche ferrovie dello stato. ha permesso che i raccomandati facessero strada.
perchè se i vertici omettono di considerare la meritocrazia, questa non verrà considerata nemmeno piu in basso nella scala gerarchica.
nel caso alitalia, alcuni sindacati spingono affinchè si vada al fallimento. un giudice a quel punto, dovrà analizzare i libri contabili, verificare i motivi delle perdite, fare chiarezza.
mah, sarebbe stato carino poter verificare prima … no?
è vero che indignarsi non risolve nulla.
ma non indignarsi risolve ancora meno.
possibile che un ladro possa andare in giro per la strada, senza preoccuparsi di essere additato? nemmeno un po di vergogna??
vi ricordate quando l’alitalia era tra le compagnie aeree piu sicure al mondo? io ne ero molto fiera …….
marckuck
Set 22, 2008 @ 19:20:31
caspita, che botta di ottimismo! difficile darti/darvi torto, però…
lascoltodelvenerdi
Set 22, 2008 @ 21:03:23
Mari, hai centrato in pieno quello che volevo dire con questo post.
Alcuni manager discutibili sono diventati milionari grazie a sbagli fatti: l’azienda che conduci va male? Ti becchi qualche milione e quando te ne vai hai una liquidazione da nababbo.
Magari adesso se ci mettiamo a fare i conti, con 4 o 5 di quelle liquidazioni si salva Alitalia; faccio solo per dire non ho cifre in mano.
Certo che vedere sempre lo stesso tormentone del “vi mancano tre giorni”, personalmente mi riporta alla mente la fine della Rover-MG. Dopo poco in una intervista, uno degli ex imprenditori ha detto: Per salvarci bastavano 48 ore in più.
Vi sembra una scusa? A me pare un’aggravante!
Hai appena reso pubblica la miopia con cui hai diretto la tua azienda.
Beba
Set 24, 2008 @ 14:03:54
Cosa potrei aggiungere … avete detto tutto!
la cosa che mi infastidisce è che un volo Alitalia costa anche fino a 4 volte tanto quello di una compagnia low-cost.
Non credo che le noccioline o un panino precenfezionato possano giustificare un tale divario.
Però se per ogni volo ci sono 4 volte gli equipaggi rispetto alle altre compagnie … forse sì!
il problema è che un equipaggio vola e gli altri 3 restano a casa a farsi gli affari loro (compreso il doppio lavoro in nero) … ma si sà: SONO STATALI!!
ciao
Beba
lascoltodelvenerdi
Set 24, 2008 @ 14:35:05
Beba, che dire…
Tu hai messo in luce un altro aspetto della vicenda, trascurando l’altra caratteristica pare solo italiana di avere due o tre lavori.
Le compagnie Low-Cost sono una spina nel fianco delle grandi compagnie e sicuramente hanno aiutato la nascita di nuovi problemi.
Ma comunque questi problemi non hanno fatto altro che sottolineare le miopie di chi prendeva le decisioni.